VACANZE
Prologo
Venti anni prima… riviera romagnola…
-ma perché deve venire per forza?
-Davide, n' fa al bimbo caprichèus. È importante che la accogliamo come fosse una di famiglia, non devo certo dirti che sta attraversando un brutto periodo dopo che…
-sì, mamma lo so… ma lei mi fa sempre i dispetti e mi rompe tutti i giocattoli.
-Davide… a vöi piò sentrë storie....
Era una di quelle serate estive di inizio agosto, quelle serate dolci nelle quali si prova piacere a stare all'aperto perché la temperatura mite e l'aria, appena un po' più fresca, danno una sensazione di riposo dopo il caldo estenuante del giorno, e sulla pelle ogni leggero alito d'aria fresca che, all'imbrunire, scende dalle montagne, fa l'effetto delle bollicine in un bicchier d'acqua. Il borgo era immerso in una atmosfera irreale, fuori dal tempo. Era stata tolta la luce elet...
Si sveglia ed è buio. O almeno le sembra. E' intorpidita e seduta rannicchiata. Non riesce a capire dove sia. Non si ricorda cosa le è successo...Ieri?! L'altro ieri!?...Dov'è?
Allunga una gamba, ma il piede sbatte su qualcosa di duro: la sposta e finalmente può distenderla; ma nel vuoto:
-Ma dove cavolo sono?- Sussurra, mentre oscilla e ode un cigolio.
Ha un capogiro, come da mal di mare. Forse nausea, non capisce. Sente un cerchio alla testa e istintivamente po...
Mi manchi, lo sai benissimo. Misuro la lontananza dal dolore residuo che mi regalano i lividi lasciati sul corpo...li sfioro e non sento niente, poi aumento la pressione e sento che di dolore ne è restato veramente poco...è questo il tempo massimo in cui il mio corpo ti ricorda...altra storia invece è la mia anima che si ricorda attimo dopo attimo di te. Te ne parlo, cerco di rendere l'idea, a volte il limite della lingua si fa pesante, e posso solo sperare che tu abbia afferrato anche solo un...
Nell'ampia stanza sgombra che sapeva di aria fresca d'autunno, accanto al grande camino di pietra acceso, c'era Agnese, intenta a piegare delle lenzuola candide e a riporle in una grande cassapanca di legno. Agnese.... la “sua” Gnesa, come tutti la chiamavano al castello. Clotilde restò qualche istante immobile ad osservarla. Poi le si avvicinò silenziosa, da dietro, come un gatto, pesanti passi muti, nelle pantofole di pezza ricamate, sul pavimento di pietra. La abbr...
“Mi scusi, è libero?” La voce della donna, pacata e cordiale, la riportò alla realtà, al luogo. Così bruscamente, in verità, che per un attimo non si rese del tutto conto di cosa la donna volesse da lei. Si girò di scatto, la osservò come per metterla a fuoco per qualche istante, prima di rispondere. Ma non riuscì a pronunciare più di due o tre parole prima che la voce dell'altoparlante, inespressiva, rompesse il silenz...